EX-VOTO
"Lo scopo dell'arte, se essa non è destinata al consumo come una merce è destinata alla vendita, è quello di spiegare a se stessi e
a chi ci sta intorno perché vive l'uomo, qual è il significato della sua esistenza, di spiegare agli uomini qual è la ragione della loro apparizione su questo pianeta. O se non di spiegarlo, di
porre loro questo problema".
Questa definizione di Andrej Tarkovskij sullo scopo dell'arte è il nucleo essenziale dell'insegnamento trasmesso dalla Civica Scuola
di Fotografia di Milano in cui si sono formati Giuseppe Cafagna, Emilio Deodato, Antonio Lavacca, Orlando Rebellato, e questa definizione è alla base della loro decisione di dar vita al gruppo La
Grana Grossa. Nell'esperienza del fotografare come ricerca attraverso l'immagine del significato nascosto che dà forma al mondo, sin dall'inizio del loro comune lavoro creativo, questi autori
hanno indagato il rapporto complesso e vitale che lega la figura del luogo all'identità dell'uomo che l'abita, con una serie di esplorazioni commissionate da enti pubblici sul territorio
marginale che si estende ai confini occidentali del comune di Milano.
Nell'attraversare queste terre desolate dove nuovi e informi insediamenti industriali convivono con ciminiere di fabbriche
abbandonate e mattoni di cascine secolari, nel rappresentare questi spazi disarticolati dove orride distese di case e asfalto si susseguono a marcite di risaie e campi di granturco sotto i
tralicci dell'altatensione, la visione di questi fotografi non si è smarrita; non si è disgregata, come quella di molti, di fronte a questi "paesaggi del disordine" che, dice Lewis Baltz, "non
riescono a significare niente, imitano beffardamente ogn i idea di significato e sono anzi l'incarnazione del non senso, implacabili nel loro rifiuto di adempiere il bisogno patologico che la
nostra cultura ha del significato".
Strutturatesi proprio sulla ricerca del significato, le immagini sulla provincia milanese, scattate dal gruppo sempre in bianco e
nero, hanno via via maturato una bellezza formale sempre più rigorosa e profonda, specchio di quella bellezza che, seppure sfigurata ed ormai invisibile ai più, ha creato e sorregge la vita del
mondo ogni momento.
Da questa via, dal''interiore necessità di questa ricerca, è scaturito il nuovo lavoro di Cafagna, Deodato, Lavacca, Rebellato, sui
Sacri Monti della pianura padana, tra i luoghi dove la cultura dell'uomo ha rivelato la traccia divina della propria origine e del proprio destino; lavoro realizzato scegliendo consapevolmente
l'instabile, ma viva, evanescenza del colore rispetto alla ferma, ma fredda, perennità del bianco e nero. Per Baltz, come per molti autori del filone dominante nella fotografia contemporanea,
"tali luoghi non possono essere soggetto di fotografie in quanto essi esistono già nella condizione di fotografie:
sono repliche delle loro rappresentazioni, cartoline di se stessi ... una condizione verso cui tutto il mondo va tendendo". Per
Tarkovskij "una delle cose più tristi tra quelle che accadono nel nostro tempo è la definitiva distruzione nella coscienza dell'uomo di ciò che è collegato con una comprensione consapevole del
bello" e queste immagini vogliono essere una testimonianza semplice e discreta del fatto che l'uomo è ancora in grado di concepire ed esprimere la propria comprensione di Colui di cui egli "è
fatto a immagine e somiglianza".
Giovanni Chiaramonte